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“Daniele Duca. Da Vicino

Fotografie di Daniele Duca

Mostra a cura di Denis Curti

 

Di nuovo al mondo non c’è nulla o pochissimo,

l’importante è la posizione diversa e nuova

in cui un artista si trova a considerare e

a vedere le cose della cosiddetta natura e le opere

che lo hanno preceduto o interessato.

Giorgio Morandi

 

Dal 29 febbraio al 26 aprile 2020, nelle sale De Maria della Casa dei Tre Oci, si tiene la personale di Daniele Duca (Ancona, 1967), dal titolo Da Vicino, che presenta una serie di scatti di oggetti (grucce, penne, trame di tessuti, pasta, peperoni) che, privati del loro contesto, diventano delle nature morte contemporanee.

 

Gli oggetti di Daniele Duca vivono di una sintesi assoluta, persi in uno spazio indefinito e privi della loro dimensione letterale, in funzione di un processo in cui la luce tutto sembra trasformare sul piano fotografico.

La sua è un’opera silente che prevede l’uso di elementi privati del loro contesto e quindi capaci di diventare nature morte contemporanee.

Grucce, penne, trame di tessuti si alternano ad alimenti come pasta e peperoni, evocando un misterioso altro, attraverso cicli visivi in cui vengono mostrati oggetti di una classica semplicità, ridisegnati in un ambiente rarefatto e avvolgente, sublimato da un chiaroscuro ruvido e materico.

Dalle tracce alle trame. Dalle cose a ciò che fa accadere le cose. Attenzione alle domande e non alle risposte. Sono questi gli ingredienti di nuova sintassi della fotografia. Il racconto di Daniele Duca procede per continue aperture e coinvolge lo spettatore con una richiesta: quella di completare autonomamente la visione, di chiudere quel cerchio di apparenze e trasformarlo in un sentimento.

E anche gli oggetti scelti da Daniele Duca assumono così altre forme, richiamando quel mondo del design a cui egli appartiene.

Cucchiai come alberi, un soffione doccia che diventa improvvisamente un serpente, forbici che sembrano occhi. Immagini in cui, anche quando non è evidente un preciso riferimento, le luci giocano con le ombre e fanno apparire ciò che vogliamo vedere.

È una provocazione iconica per l’epoca che stiamo vivendo, in cui siamo abituati a guardare immagini elaborate, didascaliche, talvolta così contorte visivamente da non lasciare spazio al pensiero, che si perde in un labirinto di soggetti.

Il fotografo ci dona la possibilità di scegliere i contenuti e ci rende così capaci di immaginare.

La sua fotografia si diverte a mettere in scena ciò che noi desideriamo.

La memoria e il desiderio divengono qui una nuova verità alla quale, finalmente, possiamo anche non credere.

Denis Curti

 

* * *

Daniele Duca è nato ad Ancona nel 1967. Da oltre 25 anni si occupa di fotografia e collabora con le più prestigiose agenzie di pubblicità.

Ha esposto in diverse località, tra le quali più volte presso Ikona Gallery di Venezia, presso il FAB di Milano, l’Alinari Image Museum di Trieste. È stato vincitore della 22a Biennale Internazionale dell’umorismo nell’Arte nel 2003, nella sezione dedicata all’advertising. È giornalista, accademico dei Georgofili e padre di due figli.

 (fonte treoci.org)